venerdì

Non baciarmi! (ovvero la parte prima)

È strabiliante pensare che nel tecnologico,
post industriale e deforme ventunesimo secolo
due anime affini possano incontrarsi con tanta semplicità.

1.
Accecata dalle luci del locale non posso vedere i visi delle persone, ma mentre sto entrando, o forse uscendo, i tuoi occhi mi accarezzano mentre una birra bagna le tue labbra. Anche io accarezzo, per un solo istante. Ci riconosciamo subito, anime simili che abbisognano l’una dell’altra solo per qualche giorno, per sopravvivere alla realtà, per non dormire soli, per sentirsi unici al mondo. Il timer scatta subito, il nostro tempo è limitato, riparto un qualche dopodomani, sono qui da ieri, sono il fantasma di me stessa. Mi incuriosisco parlandoti, sei quello che vorrei essere, o forse anche tu sei il fantasma di te stesso. Chiacchieriamo tutta la notte come piccioni su un cornicione, ma sotto di noi anziché il vuoto un lago nero. Parliamo di profumi e di film, di vite e di sogni; mi avvicino e cerco un contatto con la mano, non mi espongo. Avvicini le tue dita alle mie labbra, le mordo gentile e il mio corpo è già pronto a concedersi.
2.
Camminiamo in una notte umida, fa freddo e la tua maglia non basta a scaldarmi. Parole che intrattengono, fingiamo di scoprirci. Attraversiamo la città offuscata, in cerca di un noi ci lasciamo cullare dalle nostre piccole infinite affinità. Camminiamo nel nero e facciamo molte scale, attorno il fumo della marijuana a renderci ebbri. Siamo su un parcheggio a più livelli, qui lo chiamano autosilo, per me è una parola nuova. Ci teniamo per mano quasi a non volerci lasciar scappare, ci ingarbugliamo nel piacere. Le luci iniziano a scoppiare quando siamo in stazione, mi porti in un bagno metallico accerchiato da giovani spacciatori, sono claustrofobica, salvami da qui, cattivi presagi, paura, scomodità. Esci veloce dal bagno, non ti accorgi di nulla. Hai smesso di percepirmi? Mi abbracci e mi trascini via.
3.
Siamo su una panchina rossa, mi accarezzi i capelli e il tuo tocco mi rasserena, blateriamo compromessi, poi mi baci quando non voglio. È un bacio troppo stretto, sono labbra sconosciute, è una lingua secca dal fumo e tagliuzzata, lingua inospitale. Non voglio più baciarti, ma accarezzami di più. Devo tornare in albergo, lasciami andare.
Torniamo nella terrazza-parcheggio e una distesa di tetti si perde nel lago scuro, ma le luci soffuse della città sotto di noi ci rendono intimi. Parliamo ancora, le tue parole mi inebriano più dei tuoi baci. Orgasmo intellettuale? Parliamo di abitudini, odi le pieghe nei tappeti e nelle tovaglie, io ho sviluppato dipendenza nel fare liste di cose. Ridiamo dolci, godiamo del momento che ci fa volare lenti e abbracciati sopra la città e sotto le stelle, dove le punte degli alberi possono solleticarci. Mi accorgo che guardarti mi soddisfa, sei bellissimo.
4.
Lavoro aspettandoti. Verrai? Arrivi deciso e inizio la pausa. Giochiamo con grandi scacchi, vuoi baciarmi, mi distrai, vinci la partita, il vento è dalla tua parte. Ore sotto un sole fresco, di giorno sei più reale, godo delle tue lusinghe. Arriva sera, mi porti su una spiaggietta, fumiamo insieme, suoni la chitarra, nascosta mi sciolgo alla tua voce, comunichiamo con la musica, rido, fumiamo ancora, mi seduci. I muscoli si rilassano e tentennano sensuali, il cuore è nella pancia. Mi accarezzi tutto il corpo, alla portata di tutti cerco di lasciarmi adorare. Con una mano stuzzichi il mio capezzolo sinistro mentre mi abbracci, con l’altra mano sfiori la pancia alternando i polpastrelli alle unghie da musico, scendi ai pantaloni, indugi prima di infilarti, mi guardi, sorridi. Quando la tua mano tocca il mio piacere diventi più selvaggio, mi vuoi subito, lì, incurante della gente. Mi sovrasti forte, provo a divincolarmi, sono troppo celebrale. Vinco io questa partita, ti siedi ironico e riprendi a suonare.
5.
Ti aspetto sulle scale, arrivi tiepido, mi doni un mazzolino di lavanda, temi che io ti dimentichi. Passeggiamo un po’, vuoi ballare ma non te lo concedo, ti ho già concesso fin troppo. Camminiamo senza nulla da dire questa volta, poi andiamo nel mio albergo. Scosti le tende ed apri le finestre, guardo fuori, sensuale mi circondi, mi rivolgi a te, alzi la tua maglia, prendi le mie mani e le usi per toglierla. Guardo il tuo ventre, piccola costellazione di nei, peli biondi, capezzoli perfetti. Mi togli la camicetta, poi il reggiseno, il fermacapelli, le scarpe, i calzini, i pantaloni, le mutande. In piedi lascio che tu faccia tutto ciò che vuoi. Io non faccio niente, ti rendo la vita difficile. Mi guardi spogliandoti, hai un pene lungo, liscio, diritto. Come amici abituali ci sdraiamo sul letto, apri le mie gambe, mi tocchi, avvicini il tuo viso ed inizi a baciarmi, a mordicchiarmi, a gustare il succo del mio piacere, ti aiuti con le mani fino a quando non gemo. Avvicini il tuo pene al mio viso, non voglio baciarti, voglio solo vivere il piacere che mi dai. Insisti con lo sguardo, cedo senza sforzo, con la lingua stuzzico il tuo glande, ti succhio delicata, lenta, smetto. Ti sdrai sopra di me, mi guardi e mi chiedi di fare l’amore. Non posso. Tu ti metti a giocare con i nostri sessi, senza entrare. Parliamo mentre all’entrata della mia vagina viscosa sento il tuo pene turgido, liscio, pronto, mentre a lato del letto la lavanda agisce nel ricordo. Cedo anche questa volta, ti voglio dentro, al diavolo il cervello.
6.
Mangiamo insieme, sono più rilassata, ora siamo di nuovo amici, la tensione sessuale è viva ma più gestibile. Inizio a conoscerti, sei pignolo e irriverente, adorabile. Voglio dormire con te, vederti sdraiato e nudo illuminato dalla luna, rilassato e liscio. Voglio augurarti la buonanotte e avvolgerti nel sogno. È da troppo tempo che non dormiamo. La tua stanza è ordinata, profumata. Dobbiamo fare piano. Ti spogli, mi spoglio, ci sdraiamo. Mi seduci ancora, bestia insaziabile. Cervello dimenticato al lago. Mi rilasso e godo del tuo corpo in movimento, ti guardo nell’orgasmo, viso indiavolato, esplosione violenta, respiro profondo, voglio lacerarmi di te e diventare con te un’onda suicida contro gli scogli. Mi pulisci dal tuo sperma, ti assaggi, ti piaci. Ancora qualche parola, la buonanotte, il buio, il profumo, i capelli lunghi. Come cucchiaini argentati ci abbandoniamo al sonno.
7.
Mi sveglio bellissima, più del sole. Occhi luminosi, riposati, labbra amabili. Scappo via felice, ripenso alla luna e alle tue parole eccitanti.
8.
Il timer ha quasi concluso il suo conto alla rovescia. Ci incontriamo ancora, blateriamo ancora, vuoi fare l’amore con me, non c’è due senza tre. Dove? Adesso? Poco tempo, zero chance. Andiamo in un’altra spiaggia più isolata, quasi nascosti guardiamo il lago, i palazzi. Prendi la mia mano e ti tocchi con essa, mi chiedi di baciarti, ti soddisfo, ti scruto e desidero, ti mangerei. Interruzioni umane ci donano complicità e risate. Le persone vanno dove non dovrebbero. Insomma, chiediamo solo un po’ di intimità! Ridiamo leggeri, mi adori. Devo partire. Sorrido dolceamara.
9.
Mi accompagni ai saluti. Mi tieni per mano, tocco il tuo sedere volentieri. Spose per le strade, conversazione ballerina. Mi mancherai? Mi massaggi di benessere. A presto? Certo, non c’è due senza tre! Sorrido ancora e scocca l’ora, mi baci semplice e tranquilli ci allontaniamo con un piccolo nuovo mondo dentro.


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