lunedì

giorni nel colore (parte 4)

Non siamo mascherati, non lo siamo a carnevale, non lo siamo in altri giorni.
Abbiamo tolto le maschere ben prima di conoscerci. A volte taci delle cose, ma se capisco che le taci basta un punto interrogativo e le stendi a prender aria.

Non siamo mascherati nemmeno l'altra sera quando andiamo alla festa in maschera. Circondati da cuochi e segretarie, da frati e soprattutto uomini vestiti da donne. Ma noi siamo lì, nelle nostre vesti, drink in mano, ennesimo drink in mano. Grande buonumore, profumo direi quasi di amore.

Mi presenti i tuoi amici, quasi li conosco da quanto me ne parli, ma la pelle è un'altra cosa, i geniali cinismi dal vivo anche. Non mi sento giudicata, piuttosto provocata. Assecondi le provocazioni perchè sai che mi piace, sai che mi ci butto, che sposto i limiti, che rilancio alzando il viso con gli occhi della sfida. Poi di colpo ti bacia. Così, davanti a me, lui ti bacia. E' più alto di te, alzi la testa, rispondi al suo bacio. Vedo il tuo profilo appoggiarsi alla sua guancia, immagino lo sfregamento della tua barba corta sulla sua barba cortissima, vedo le tue labbra sottili schiudersi, così le sue. Vi baciate davanti a me. Forse vedo lingue che si toccano, mani che trascinano una testa verso l’altra. Vorrei essere arrabbiata.

Vorrei essere arrabbiata perchè il pluralismo che teoricamente sostengo non prevede manifestazioni dal vivo. Ma non sono per niente arrabbiata, sento piuttosto una curiosità che parte dalle mie guance senza barba. Sento piuttosto un interesse sulla punta della lingua. Sento piuttosto una spinta verso il mezzo, come una freccia che vi punta e mi parte dal petto.

Arrivo in ritardo, il piede destro si stacca dal pavimento e il tuo viso si stacca dal tuo viso. E i vostri visi mi guardano, e senza pensarci, d’istinto lo guardo e dico: lui è mio. E arrossendo subito mi pento.