mercoledì

cantico (parte 1.:unicum ad libitum)


Mi appoggio all’orecchio e sussurro. Senza senso, solo suoni. Come respiri, linguaggio del corpo, e ringhi, linguaggio animale, e ansimi, linguaggio ribelle. Mi appoggio all’orecchio e lo bacio. Scocca il bacio e non sente più l’orecchio. Mordo il lobo e scendo al collo. Provo tra i denti a tirare la corta barba. Il collo s’allunga, guardi in su. Il pomo tra le labbra, la barba graffia il volto. La saliva umida si appoggia tra i fili, si stende al carezzare. Ti allungo ancora il collo elegante, lo stringo tra le dita, ti lascio respirare. Inarchi la schiena, le unghie si avvicinano. Spazio d’aria tra il letto e la colonna vertebrale, infilo una mano, la bocca è sul piccolo capezzolo. La pelle liscia della schiena cerca il selvaggio, i piccoli peli del petto sono morbidi, le tue mani nei miei capelli. Da destra a sinistra, poi giù. Le linee della pancia portano al pene. Pancia sembra la parola sbagliata. Si tratta di un quadro. si tratta di un telo teso sui muscoli. Le linee scendono come un imbuto. La bocca si stacca dal corpo, le dita seguono le linee. I tuoi occhi sono chiusi e il tuo corpo è aperto. Giaci spugna di attenzioni, ascolti l’attrito delle impronte digitali. Mordo il tuo fianco, la pancia si ritrae un istante. il respiro per un attimo diventa profondo. La lingua cerca il tuo sapore a sinistra. La bocca afferra la mano, i denti mordono l’indice, le labbra succhiano il dito. Il tuo respiro arriva come un’onda, gli occhi si aprono, cerchi il mio sesso. Il pene perfetto aspetta il suo turno. Invita all’ardore. Brama attenzione. Lo guardo pulsare, non faccio attendere di più. Mi piego gentile. Bagno il calore, il bacino si trattiene, ancora un istante, educato. Poi tutto reagisce. La mani tra i capelli, la bocca vorace, ondeggia il bacino, s’ingrossa il potere, s’affanna il respiro. Ingordigia sovrana, di sapori di piacere. Poi la bocca si stacca, si unisce alla bocca. Le lingue s’assaggiano, i corpi si uniscono. Scivola perfetta la spada nella vagina. Sente il corpo il piacere all’addentrarsi di ogni millimetro. Gioisce il vuoto riempito, festeggia la fame placata. Unicum ad libitum. È come una danza, come un massaggio, come una ricerca, come un addizione, come una catena una rete un nodo un sigillo. Come un incastro, come l’incastro degli incastri.

lunedì

capezzoli

capezzoli a ergersi come templi
al sussurro della saliva
al tuo respiro preghiera

capezzoli come frecce che puntano il soffitto
orgogliosi di piacere

e il tuo profilo nitido tra i seni
la dentatura perfetta si confonde nel bianco
la lingua umida suggerisce l'inafferrabile