lunedì

Cantico (appunti parte 3, del buio)

Parole come carezze audaci nella notte buia.
La schiena incisa dalla saliva, incisa.
Al piantarsi dell'ago il corpo si contorce, e si asciuga come al fuoco il sapore dei tuoi gesti.

E il tuo corpo potente, come sovrano, penetra il mio.
E sento i muscoli delle braccia aggrapparsi alle sbarre, e sento l'addome d'acciaio schiacciare la pancia di cotone.
E il gemito morde il timpano. E i corpi lottano. E i corpi si resistono. E i corpi si scontrano.
E il corpo, ormai monade, s'inarca, e le bocche spalancate si specchiano aspettando quell'instante.

mercoledì

cantico (parte 2 ex tempora)

Ho morso una foglia d’ulivo. Ho sentito l’amaro dei secoli trascorsi, sulla punta dei denti. E il sapore del vento, lo stormire dell’argento.
Ho morso una foglia d’ulivo nel bosco sulla collina. L’ho strappata al suo ramo, l’ho stretta tra i denti. La testa all’indietro, il tronco dappresso, la mente distante. Il corpo s’appoggia, la mano sugli occhi, la foglia metallo silente. Sassi nella schiena segnano lo stare, pezzi di bosco a infilzarsi nella pelle. Finalmente la mano s’allunga, s’infila, esplora la tana. E gli occhi vedono il sogno, cercano il corpo, rimangono chiusi. E la gamba destra sente forse l’osso del sogno piantarsi, il ramo del tronco assestarsi nel muscolo, e il vento diventa respiro, del sogno e del mondo, dentro l’orecchio, in mezzo ai capelli, ansima ai fiori. E la mano si fa spada sotto il tessuto, al riparo dal vero. E l’immagine del corpo si fa corpo, e la mano sinistra graffia e buca il terreno, e la mano destra diventa il tuo membro, e la bocca deforme morde forte la foglia, e il vento potente spinge all’amplesso, e la testa si volta a destra, di nascosto dal mondo. La schiena s’inarca, frutti nascenti tra i capelli, l’amaro si perde nella saliva, il membro ritorna scriba, le unghie sinistre nere di terra, le guance arrossate ai sussurri del vento. Sputo la foglia, ingoio la fine, scrollo le vesti, ravvivo i capelli, accarezzo l’ulivo. Mi manchi.

lunedì

Dicembre

Apro un vecchio diario, di un dicembre dimenticato:

L'inverno è fuori dal finestrino
il freddo anche dentro,
soprattutto nell'inutile umidità tra le dita, tra le gambe.